Il recente aumento dei prezzi della benzina ha sollevato numerosi interrogativi tra gli automobilisti e gli autotrasportatori, con la domanda principale: perché sta succedendo? Mentre l’attenzione è spesso concentrata sulla situazione tra Russia e Ucraina, è importante comprendere che questo conflitto ha un impatto relativamente limitato sui rialzi dei costi. Esaminando più da vicino le ragioni dietro questa escalation, emerge un quadro più chiaro e complesso.
Aumento dei prezzi del petrolio Brent
Uno dei fattori principali che ha innescato questa impennata dei prezzi è il prezzo del petrolio Brent, il tipo di petrolio estratto nel Mare del Nord. Questo petrolio è considerato un punto di riferimento globale per il mercato petrolifero e il suo prezzo è salito a 127 dollari al barile nel mese di marzo, raggiungendo un record che non si verificava dal lontano 2018.
La correlazione tra il prezzo del petrolio e i costi dei carburanti è diretta e immediata. Quando il prezzo del petrolio aumenta, il prezzo della benzina e del diesel segue la stessa traiettoria ascendente.
Tuttavia, le dinamiche del mercato del petrolio sono influenzate da vari fattori, tra cui l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC). L’OPEC è un’organizzazione internazionale composta da 23 paesi produttori di petrolio, che decidono in modo collettivo la quantità di petrolio da estrarre e produrre. Di recente sono stati tenuti una serie di colloqui incentrati proprio sul da farsi per il prossimo futuro.

Gli Accordi dell’OPEC+: Tagli alla Produzione e Dinamiche Globali del Petrolio
I Paesi dell’OPEC+ hanno raggiunto un accordo cruciale dopo sette ore di colloqui per affrontare l’aumento dei prezzi del petrolio e le sfide nel mercato energetico globale. L’obiettivo è ridurre la produzione giornaliera di petrolio a 40,46 milioni di barili entro l’inizio del 2024, con una diminuzione di 1,4 milioni di barili rispetto al livello attuale. Questo taglio collettivo coinvolge l’OPEC, che riunisce i 13 Stati dell’organizzazione, e altri 10 alleati, tra cui la Russia. L’accordo è un passo significativo per “offrire una guidance di lungo termine per il mercato“, come indicato nella nota diffusa dopo la riunione.
La Russia ha assicurato un taglio alla produzione di 500.000 barili al giorno fino alla fine del 2024. Nel frattempo, gli Emirati Arabi Uniti hanno ottenuto un aumento delle loro quote di produzione per il 2024. Per la Nigeria e l’Angola, è stata concordata una riduzione delle loro basi di riferimento, in linea con la loro capacità produttiva attuale.
La riunione ha rispecchiato le tensioni tra Arabia Saudita e Russia sulle decisioni di taglio precedenti. L’OPEC+ ha cercato di mitigare le divergenze, affermando che l’estensione dei tagli di produzione assicura la stabilità del mercato. L’industria petrolifera affronta un contesto di incertezza a causa della crescita economica lenta nei paesi sviluppati e dei rialzi dei tassi di interesse volti a contenere l’inflazione.
I prezzi del petrolio hanno subito fluttuazioni notevoli nonostante i tagli di produzione, con il Brent di riferimento internazionale che ha raggiunto 87 dollari al barile prima di ritracciare sotto i 75 dollari, e il greggio statunitense sceso al di sotto dei 70 dollari. L’Arabia Saudita, tra i maggiori produttori di petrolio, ha eseguito tagli inaspettati che hanno anche influenzato le relazioni con gli Stati Uniti.
La situazione ha beneficiato la Russia, che ha diversificato la sua clientela e ha trovato nuovi acquirenti in India, Cina e Turchia. Le sanzioni occidentali hanno condizionato la Russia a vendere il petrolio a prezzi inferiori rispetto alle richieste del G7. Questo permette alla Russia di sostenere la sua economia, sotto il peso delle sanzioni, mentre continua a fornire ai clienti non occidentali. Tuttavia, la Russia è impegnata a evitare che i prezzi superino il tetto di 60 dollari al barile, concordato dal G7.
L’Arabia Saudita, invece, mira a mantenere alti i prezzi per supportare i suoi piani economici. Gli analisti ritengono che il trend al ribasso dei prezzi del petrolio continuerà a causa delle sfide economiche globali e dei tassi di interesse più elevati.
Questa serie di decisioni ha avuto un impatto diretto sui prezzi dei carburanti. Gli Stati Uniti avevano invece chiesto un aumento della produzione al fine di ridurre i costi. I prezzi attuali della benzina e del diesel non riflettono solamente il costo della materia prima (il petrolio), ma includono anche le spese associate all’estrazione, alla raffinazione, allo stoccaggio, al trasporto e alla distribuzione.
Riduzione delle accise
Oltre a queste dinamiche globali, vi sono anche fattori locali che influenzano il costo dei carburanti. In Italia, ad esempio, le accise rappresentano una quota significativa del prezzo finale della benzina e del gasolio. Il governo ha adottato misure per ridurre temporaneamente le accise, ma questo intervento non ha avuto un impatto duraturo sui prezzi, in quanto le fluttuazioni del mercato globale continuano a giocare un ruolo determinante.
Da considerare oltretutto che con l’inizio di quest’anno questa riduzione è stata definitivamente tolta con l’inizio dell’anno corrente.
In conclusione, l’aumento dei prezzi dei carburanti è un risultato complesso di fattori globali e locali. Mentre le tensioni geopolitiche possono avere un ruolo, è il prezzo del petrolio Brent e le decisioni dell’OPEC a guidare in gran parte questa dinamica. L’equilibrio tra l’offerta globale di petrolio e la domanda continua a influenzare il portafoglio di coloro che dipendono dai carburanti, richiedendo una visione più ampia e informata del panorama energetico mondiale.
Fonte | Gigantidellastrada
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